Dopo il passaporto biometrico arriva la banca del DNA
BERNA – Dopo l’adozione del passaporto biometrico, la Svizzera potrebbe entrare nella cosiddetta “banca dati Prüm”, un enorme quanto poco conosciuto archivio sovranazionale che contiene DNA, impronte digitali e dati approfonditi su condannati (ma non solo) di vari paesi europei.
Il Consiglio federale ha infatti incaricato l’Ufficio federale di polizia di analizzare le conseguenze della cooperazione prevista dal relativo trattato, elogiandone i contenuti. Un rapporto dovrebbe essere presentato entro un paio di mesi.
Si ripropone perciò ancora una volta il difficile dibattito che vede contrapposte le necessità di sicurezza della popolazione e i timori di sempre più concreti scenari da “grande fratello” globale.
La banca dati nasce nel 2005, a seguito dell’adesione al “Trattato di Prüm” da parte di alcuni paesi membri dell’Unione Europea. Da allora l’accordo è stato sottoscritto da un totale di 14 paesi, tra i quali Francia, Germania, Spagna, Austria e Italia.
Il principale settore in cui l’accordo interviene è quello dello scambio dei dati sul DNA dei condannati, ma anche di campioni biologici – raccolti sulla scena del delitto o su cose pertinenti al reato – di persone non iscritte nel registro degli indagati, di persone scomparse e di cadaveri non identificati.
Al prelievo dei campioni biologici non ci si può sottrarre: l’autorità giudiziaria può imporre il prelievo forzoso anche di persone non indagate, se valutato come necessario all’inchiesta. La cancellazione del profilo del Dna dalla banca è prevista solo se si giunge all’assoluzione o se il fatto non costituisce reato. Negli altri casi la conservazione è prevista per 40 anni. Il prelievo è escluso per alcune tipologie di reati come quelli fiscali, societari e bancari.
Queste varie concessioni, non previste dal trattato di Schengen, prevedono anche lo scambio di informazioni più approfondite sui sospettati, sugli autoveicoli, e sui documenti. L’accordo prevede altresì la possibilità di costituire squadre miste per intervenire nel territorio di uno degli stati contraenti in occasione di manifestazioni di massa, catastrofi e altre calamità.
Il trattato di Prum consente inoltre la presenza di guardie armate in borghese su tutti i voli di linea o commerciali.
Secondo Berna, il trattato di Prüm rappresenta un ulteriore passo verso una maggiore collaborazione tra le diverse polizie europee dopo la firma dell’accordo di Schengen. Secondo gli scettici è invece un ulteriore passo verso la nascita di un controllo globale.
Red. Tec.
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