Il condono italiano non preoccupa le banche


Secondo i banchieri della Svizzera italiana il condono fiscale nel bel paese non causerà danni preccupanti alla piazza elvetica.

LUGANO – I banchieri della svizzera italiana non sono troppo preoccupati per la probabile approvazione in Italia del terzo scudo fiscale di un governo Berlusconi – dopo quelli del 2001 e del 2003 – con cui Roma potrebbe recuperare miliardi di euro depositati in paradisi fiscali.

Quello che il noto fiscalista italiano Tommaso Di Tanno ha definito “un condono a beneficio dei ricchi”, per il presidente dell’Associazione bancaria ticinese (ABT) Claudio Generali, intervistato dall’Ats, è una misura attesa da tempo.

Qualche timore c’è, ma le questioni sono ancora troppe per prevedere con certezza l’entità delle ripercussioni della normativa sulla piazza finanziaria svizzera. Il provvedimento deve essere inoltre ancora esaminato dal parlamento e i deputati potrebbero decidere ancora modifiche sostanziali.

I precedenti due condoni del 2001 e 2003, stando a fonti italiane, permisero all’Italia di recuperare circa 90 miliardi di euro. Secondo Generali, con il primo le autorità italiane ottennero un discreto successo; il secondo, invece, fu un palese insuccesso. Dal Ticino complessivamente fuoriuscirono 25-30 miliardi di euro. Tra il 50 e il 60% di questi patrimoni, tuttavia, finirono nuovamente nelle banche svizzere tramite le proprie filiali italiane.

Secondo Claudio Generali, poiché la terza amnistia dovrebbe entrare in vigore solo in autunno, c’è anche tempo a sufficienza per elaborare una strategia.

Red. Tec.
(fonte Ats)

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  1. […] criticandone severamente le basi e la struttura. Le banche elvetiche, invece, hanno da tempo dichiarato di non temere grandi fughe di […]

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