PARIGI – Svizzera, Lussemburgo, Austria, Singapore ed Hong Kong sono paesi fiscalmente non cooperativi. Questo il verdetto fornito dall’Ocse in modo confidenziale ai componenti del G20. Secondo un portavoce ufficiale, l’Ocse avrebbe «risposto alle domande dei paesi membri del G20 che chiedevano informazioni sull’approccio di diversi paesi e territori alla questione dello scambio di informazioni per ragioni fiscali.» Ma «spetterà al gruppo dei G20 decidere che fare con queste informazioni.»

In sostanza: l’Ocse ha definito in modo confidenziale Svizzera ed Austria paradisi fiscali, ma non avrebbe ancora formalmente convalidato la nuova “black list”, compito e decisione che spetta al gruppo G20. Nel frattempo, mentre Svizzera, Lussemburgo e Austria si sono dichiarati pronti a fare concessioni, Germania e Francia hanno nei giorni scorsi proposto di convalidare nuovi provvedimenti a sfavore di chi non collabora. La scelta dell’Ocse assume connotati storici, specie se venisse convalidata dal G20.

Della vicenda si discute da alcune settimane e in particolar modo la Confederazione Elvetica ha combattuto strenuamente anche a livello istituzionale. Essere dichiarati dall’organismo internazionale come un paradiso fiscale, infatti, porterebbe grande sfiducia da parte degli investitori, poiché sarebbe il segnale di una mancanza di tutela.

Secondo il quotidiano francese La Tribune, l’Ocse inserirà nella lista anche una trentina di paesi tra gli 84 analizzati. L’elenco potrà inoltre essere modificato nel periodo da oggi al vertice del G20 in calendario per il prossimo 2 aprile.

Quella svizzera, lo ricordiamo, è l’unica economia ad essere entrata nel periodo di crisi in ottime condizioni, e anche una dello poche che dovrebbe subirla in modo non drammatico. La decisione dell’Ocse è perciò vista da molti commentatori elvetici come il tentativo di far ricadere le colpe europee su una delle poche economie stabili.

Luca Spinelli

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