Scudo fiscale: la Svizzera è «preoccupata» per i comportamenti dell’Italia
BERNA – Preoccupazione. Per i toni, i provvedimenti, le parole e i modi. Questa, in sostanza, la posizione del governo svizzero nei confronti dello scudo fiscale italiano.
Il presidente della confederazione Hans-Rudolf Merz si è infatti detto «preoccupato» dagli «attacchi» che le autorità italiane stanno attuando da settimane nei confronti della piazza finanziaria elvetica. Un chiaro riferimento al condono fiscale, ma anche alle dichiarazioni reiterate più volte dal ministro dell’economia Giulio Tremonti, che recentemente ha paragonato la confederazione alla caverna dei quaranta ladroni di Ali Babà.
Berna, ha detto Merz, dopo aver appreso di essere stata inserita nella black list italiana dei paradisi fiscali, «sta valutando la situazione». Tale black list costringe i correntisti italiani che vogliono giovarsi dello scudo fiscale a dover reimportare le liquidità in Italia senza poterle regolarizzare in Svizzera. Ciò vuol dire sottrarre alle banche elvetiche molti milioni di franchi (anche se circa il 50% rientrerà tramite le filiali italiane delle banche svizzere).
La scelta italiana, quindi, è sia politica sia economica e non può che allarmare le diplomazie in gioco. Nella sua dichiarazione, il presidente è poi entrato nel dettagio: «noi siamo aperti al dialogo con l’Italia», ma «la Svizzera non deve figurare su nessuna black list».
«Secondo quanto desiderato dall’Italia», ha poi proseguito Merz, la Svizzera «ha già proposto» l’allentamento del segreto bancario, ma «la palla è ora del governo italiano», più volte criticato dall’opposizione di sinistra per la propria posizione attendista e al contempo ruvida.
In sostanza, il governo elvetico ha proposto la rinuncia al proprio segreto bancario ma il ministro Giulio Tremonti non ha ancora risposto, rimanendo al palo mentre il resto del mondo stipulava nuove convenzioni: 12 quelle già approvate, varie altre quelle in discussione. E ora propone la linea dura. Una scelta bollata da molti osservatori internazionali come azzardata e improduttiva, soprattutto nel lungo periodo.
Proprio riguardo al segreto bancario, il presidente Merz ha ribadito che «la protezione della sfera privata dei clienti svizzeri ed esteri delle banche contro gli interventi ingiustificati da parte dello stato è assicurata». Inoltre, ha aggiunto, «le possibilità di accedere ai dati bancari da parte di autorità fiscali estere sono limitate a richieste concrete e fondate, inoltrate caso per caso».
Il presidente elvetico, che è anche ministro delle Finanze, ha infine ribadito di essere «preoccupato per le azioni del governo italiano» e ha deciso di operare «in stretta collaborazione con l’associazione dei banchieri del Ticino», sperando in una normalizzazione dei rapporti.
Intanto, è notizia di pochi minuti fa, la Guardia di finanza italiana ha compiuto un pesante blitz ai danni di 76 filiali di credito elvetici per la verifica di eventuali illeciti. Come entrare in una cristalleria con un elefante e un topolino: difficile credere che l’operazione potrà rasserenare gli animi.
Luca Spinelli
ma che centra la svizzera è la cassaforte d’europa e spesso del mondo, è nata col segreto bancario e non può farne a meno. Immagina che tu trovi 200 mila euro per strada, così improvvisamente, è assurdo, è incredibile ma facciamo finta che sia vero.
Tu che fai li metti sul tavolo, dove chiunque può rubarli se li vede (banche italiane)?
o li metti in cassaforte, dove stanno al sicuro e nessuno saprà mai che ci sono (banche svizzere)?…
Calcola che mettendoli nelle banche italiane il patrimonio sarebbe subito dimezzato e tu saresti subito indagato per aver trovato quei soldi… nel giro di tre anni teli mangiano tutti… in svizzera potresti prendere anche il 6% annuo e nessuno può dirti niente…
tu che fai???
Ho sempre pensato che un paese che dà rifugio a capitali ottenuti in un altro paese dove il depositante li ha ottenuti attraverso il lavoro umano di persone che lavorando hanno dovuto rispondere al fisco con prelievi diretti,od ottenuti attraverso giri o saldi contabili contraffatti che hanno sottratto risorse al proprio stato che più o meno quantosivoglia bene da utilizzare, ha prodotto un danno alla società dove sono state create e non reivestite,alla peggio anche in speculazioni immobilari a lungo termine
Scudo fiscale: la Svizzera è «preoccupata» per i comportamenti dell’Italia
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