Segreto bancario, accordo tra Svizzera e Lussemburgo

BERNA – «Invece di lamentarci, dovremmo parlare del fatto che abbiamo già raggiunto un’intesa con Francia, Danimarca, Norvegia, Messico, Lussemburgo e Stati Uniti». A parlare è il presidente della confederazione Hans-Rudolph Merz, incalzato dai giornalisti sui nuovi accordi di doppia imposizione stipulati dal governo. Parlando del Lussemburgo, Merz ha svelato il nome del sesto paese, che finora non era mai stato comunicato ufficialmente dal dicastero, celandosi dietro un fumoso «rispetto dello stato interessato».

Inoltre, secondo Merz, «la Svizzera non ha fatto nessuna concessione agli Stati Uniti nella convenzione di doppia imposizione» firmata giovedì scorso a Washington. Ma il solo fatto che si senta la necessità di questa precisazione fa ben capire il difficile clima di questi giorni nella piazza finanziaria elvetica.

Oggetto del contendere è sempre il tanto discusso segreto bancario, ovvero l’impossibilità di comunicare all’estero informazioni fiscali su soggetti con conti in Svizzera eccetto che nei casi di frode.

Le varie nuove convenzioni firmate – tecnicamente “parafate” – non sono ancora formalmente vincolanti, ma si tratta di un preludio all’adozione che potrebbe avvenire già entro qualche mese. Saranno prima presentate per parere ai Cantoni e alle associazioni e, successivamente, sottoposte al Consiglio federale. La prima delle varie nuova Convenzioni di doppia imposizione approvata dovrà anche essere sottoposta a referendum facoltativo.

Dopo Danimarca, Norvegia, Francia, Messico e Stati Uniti il Lussemburgo è il sesto Stato con il quale la Svizzera raggiunge un accordo sulla cooperazione fiscale, anche se in ordine cronologico è probabilmente il terzo.

Dalle note del dipartimento delle finanze non trapela alcuna informazione sui dettagli tecnici, né sulla profondità dell'”assistenza amministrativa” che i due paesi si assicureranno, il testo resta infatti «confidenziale». Lo scopo dichiarato, comunque, è l’adeguamento agli standard Ocse in merito alla cooperazione fiscale internazionale, che prevede, in stretta sostanza, assistenza amministrativa e abolizione del segreto bancario come fino ad oggi conosciuto.

Dopo fortissime pressioni internazionali il 13 marzo 2009, infatti, il governo elvetico aveva ceduto annunciando di voler ridiscutere la collaborazione internazionale nelle questioni fiscali, riprendendo gli standard dell’Ocse in materia di assistenza amministrativa.

Per uscire dalla “lista grigia” dei paradisi fiscali in cui la Svizzera è stata inserita alcune settimane fa e passare alla “lista bianca” dei paesi cooperativi, Berna deve firmare almeno dodici accordi di doppia imposizione. Entro il prossimo vertice del G20 previsto per settembre «la Svizzera non avrà ancora firmato accordi con dodici paesi per il sovraccarico, ma avremo elementi a sufficienza per assicurarci che rispetterà i suoi impegni», aveva precisato venerdì scorso il ministro per il bilancio francese Woerth.

Le nuove convenzioni di doppia imposizione, secondo le autorità svizzere, «renderanno possibile lo scambio di informazioni in materia fiscale su singoli casi e a seguito di domanda concreta e motivata», ma in realtà tutto dipende dal testo specifico dei nuovi accordi, su cui ancora nulla si sa.

L’accesso alle «informazioni anche bancarie senza restrizioni» sarà concretizzato con tutta probabilità «a partire dal 1° gennaio 2010», affermavano le istituzioni francesi soltanto due settimane addietro.

Red. Int.

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