“Per allentare il segreto bancario ci vorranno anni.”
BERNA – Il presidente del consiglio e ministro delle finanze Hans Rudolf Merz, dopo le forti pressioni di questi giorni, conferma l’intenzione di allentare il segreto bancario ma parla della possibilità che siano necessari «anni» per la messa in pratica delle nuove leggi.
Il segreto bancario, infatti, è fortemente radicato nel sistema e nel diritto elvetico, e sarà necessario rinegoziare più di 70 trattati internazionali per dare il via libera concreto alla cooperazione in materia fiscale. L’annuncio dell’apertura era stato dato venerdì scorso, a seguito dell’inserimento della Svizzera in una lista provvisoria dei paradisi fiscali, e aveva suscitato scalpore in tutto il mondo finanziario.
Tuttavia, secondo le dichiarazioni del governo elvetico, la nuova normativa non sarà retroattiva e con tutta probabilità sarà preceduta da un’amnistia per gli illeciti commessi fino al giorno della sua entrata in vigore. Inoltre, la cooperazione internazionale sarà attivata solo per i cittadini stranieri con conti in Svizzera su cui le autorità estere hanno fondati sospetti: per i cittadini svizzeri non cambierà nulla.
Dopo aver compiuto un importante passo verso il depotenziamento del segreto bancario, quindi, la Svizzera si tutela dalle ripercussioni finanziarie immediate della decisione: «rinegoziare» una settantina di accodi bilaterali «non sarà così rapido» secondo il ministro Merz, e il parlamento svizzero dovrà ratificarli uno per uno. Parole importanti per la piazza finanziaria elvetica, tenendo conto che se tutti i clienti domiciliati all’estero abbandonassero la svizzera, la piazza finanziaria sarebbe privata di 14,5 miliardi di franchi (9,5 miliardi di euro): circa un terzo del valore realizzato dalle banche, infatti, è generato dalla clientela estera, lo afferma oggi il consigliere federale Lukas Reimann (UDC/SG).
La controversia sul segreto bancario, intanto, continua a creare attriti tra Svizzera e Germania dopo che il ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrueck ha paragonato gli elvetici agli «indiani» d’America a cui è bastato credere d’essere sulla lista nera dell’Ocse («la cavalleria») perché si spaventassero e arretrassero sul segreto bancario. Lo stesso Steinbrueck ha ribadito ieri i propri dubbi sulla reale disponibilità svizzera ed austriaca di lottare contro l’evasione fiscale.
Affermazioni che per il ministro degli esteri Calmy-Rey sono «inaccettabili e sprezzanti», e che l’ambasciatore tedesco in Svizzera Axel Berg sarà chiamato a spiegare al più presto.
Luca Spinelli
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