Un gruppo di esperti giuridici per rivedere il segreto bancario
GINEVRA – Continua la pressione internazionale contro il segreto bancario svizzero. Secondo il ministro delle finanze Merz, la Svizzera non accetterà di essere inserita in una lista nera di paradisi fiscali e in questo senso invierà un segnale chiaro al vertice del G20 previsto il 2 aprile a Londra.
Disponibili ad un dialogo per incrementare la cooperazione internazionale sui reti, per le autorità la distinzione fra frode fiscale e semplice evasione dovrà però essere mantenuta: «non posso immaginarmi nemmeno a medio termine un abbandono di questo distinguo», ha affermato il ministro delle finanze. A suo avviso si tratterebbe infatti di rompere con la tradizione: sia questa differenza giuridica, sia il segreto bancario in quanto tale sono profondamente ancorati nel sistema normativo elvetico.
Il segreto bancario, lo ricordiamo, è ciò che il diparitimento federale delle finanze definisce come: “la protezione della sfera privata di clienti nazionali e internazionali delle banche da interventi ingiustificati da parte dello Stato” (in lingua originale: “Der Schutz der Privatsphäre von in- und ausländischen Bankkunden gegenüber ungerechtfertigten Eingriffen des Staates.“).
Esistono essenzialmente tre opzioni per reagire alla pressione internazionale odierna: si può mantenere il segreto bancario immutato, abolirlo o intraprendere una via mediana – la preferita da Merz – che punta allo «sviuppo dinamico» di questo strumento, come è già stato fatto in passato dalla Svizzera. Cosa significhi concretamente tutto ciò Merz non l’ha spiegato: sarà il Consiglio federale che nei prossimi giorni dovrà decidere la strategia da adottare.
«Con l’istituzione del gruppo di esperti – ha dichiarato Merz – dobbiamo creare le condizioni affinché si avvii un dialogo con quegli Stati – soprattutto Usa e gruppo del G20 – dai quali provengono gli attacchi più virulenti alla nostra prassi fiscale».
Hans-Rudolf Merz si è augurato di poter stabilire un contatto diretto col suo omologo americano, forse già in aprile, in occasione della riunione del Fondo monetario internazionale. Il gruppo di lavoro si riunirà per la prima volta all’inizio della prossima settimana e, al più tardi entro la fine di marzo, fornirà la propria definizione di “frode al fisco”.
Questa la composizione del gruppo di esperti:
- Amministrazione federale
- Ambasciatore Manuel Sager, capo della Divisione politca V del DFAE (direzione)
- Segretario di Stato Michael Ambühl, DFAE
- Segretario di Stato Jean-Daniel Gerber, DFE
- Jürg Giraudi, capo della Divisione degli affari internazionali dell’Amministrazione federale delle contribuzioni, DFF
- Ambasciatore Alexander Karrer, capo Divisione delle questioni finanziarie internazionali e della politica monetaria, DFF
- Michael Leupold, direttore dell’Ufficio federale di giustizia, DFGP
- Peter Siegenthaler, direttore dell’Amministrazione federale delle finanze, DFF
- Ambasciatore Jacques de Watteville, capo della Missione svizzera presso l’UE, DFAE
- Esperti esterni
- Prof. Jens Drolshammer, professore titolare di diritto americano nonché di pianificazione e delimitazione degli affari giuridici all’Università di San Gallo
- Philipp Hildebrand, membro della Direzione generale della Banca nazionale
- Prof. Alfred Mettler, professore ordinario di finanza, Georgia State University
- Prof. Xavier Oberson, professore ordinario di diritto fiscale, Università di Ginevra
- Urs Ph. Roth, presidente della direzione dell’Associazione svizzera dei banchieri
Luca Spinelli
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