Aumenta il volume della musica, gravi rischi per l’udito
LUCERNA – Negli ultimi 25 anni il volume delle registrazioni audio è aumentato di circa 10 decibel, con un esponenziale rischio di danneggiamento dell’udito. Lo afferma uno studio della Suva, l’istituto nazionale elvetico di prevenzione contro gli infortuni, che già nel 2007 aveva dimostrato un rischio di un danno permanente per il 5/10% degli utilizzatori di dispositivi portatili con cuffie.
In concomitanza con la Giornata internazionale contro il rumore, l’Istituto ha analizzato 400 brani dei generi pop, jazz e classica, certificando un aumento costante del volume nel corso dell’ultimo quarto di secolo. E dimostrano anche una preoccupante evoluzione nel gusto sociale. Come esempio per il pubblico è stato utilizzato lo storico cd «Brothers in Arms» dei Dire Straits, pubblicato in prima edizione nel 1985 e nuovamente nel 1995 e nel 2005 con interventi di rimasterizzazione: il livello sonoro del brano «So Far Away» nel 1985 era 88 decibel (dB), nel 1995 passava a 93 dB e nel 2005 era arrivato addirittura a 99 dB, ossia 11 dB in più per la medesima musica.
Sotto la pressione dei produttori musicali, convinti che la musica con livello sonoro alto si venda meglio, gli ingegneri del suono amplificano i passaggi dal volume basso e comprimono i brani musicali, accettando persino le distorsioni che ne conseguono, come dimostrano gli articoli della stampa specializzata in merito alla cosiddetta «loudness war». Così facendo i brani perdono di dinamica ma acquisiscono un volume maggiore.
Su un lettore MP3 conforme alla norma euro (valore limite 100 dB), la musica del 1985 raggiunge al massimo un livello sonoro continuo di 90 dB. Un livello del genere può essere ascoltato fino a 10 ore alla settimana senza subire danni uditivi. Ma i brani musicali attuali arrivano a 100 dB e oltre, valore al quale l’udito può essere sottoposto per una sola ora alla settimana.
Con la musica classica il problema non si verifica, dal momento che i picchi di volume sono di breve durata e i passaggi con livello sonoro basso permettono alle funzioni uditive di recuperare. Pertanto, in questo caso il pericolo è minimo anche con il volume impostato al massimo.
Tuttavia, abbassare il valore limite della musica, per esempio da 100 a 90 db, «sarebbe la strada sbagliata». Lo afferma Beat Hohmann, capo del settore fisica della Suva, secondo cui una politica del genere «porterebbe a diminuire il piacere dell’ascoltatore più esigente» senza generare effettivi vantaggi e rinunciando alle importanti opportunità offerte dal progresso tecnologico. Secondo Hohmann sarebbe piuttosto opportuno investire nel miglioramento dei lettori di Mp3 e dei sistemi di ascolto.
Di primaria importanza è anche l’educazione: ascoltare musica a tutto volume danneggia l’orecchio umano quanto ubriacarsi danneggia il fegato. È ciascun individuo a dover trovare un punto di moderazione grazie al quale non danneggiare irrimediabilmente le proprie capacità fisiche.
Red. Tec. (fonte ats)
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