La Svizzera trascinerà Google in tribunale
BERNA – Dopo un primo avvertimento alcuni giorni fa, le autorità svizzere minacciano ora di trascinare Google in tribunale entro la fine di ottobre. Il suo servizio «Street View», che permette di visualizzare fotografie metro per metro delle strade delle principali città del mondo, violerebbe la privacy dei cittadini elvetici. E questo non è accettabile.
La querelle si verifica puntualmente in ogni nazione nella quale Google attiva il servizio, ma la risolutezza e l’autorità del governo svizzero potrebbe questa volta creare non pochi grattacapi al colosso americano.
Sono già molte le scene incriminate catturate dall’occhio digitale di Google nelle strade della confederazione: persone immortalate proprio sull’uscio di un sexy shop, ragazze intente a grattarsi poco elegantemente parti intime, altre colte da malore o da conati di vomito, ragazzi in manette accompagnati dalla polizia, autovetture con targhe perfettamente riconoscibili in divieto di sosta, persone catturate addirittura dalla finestra di casa impegnate negli affari domestici, e così via.
Per il governo svizzero è troppo. Perciò se entro 30 giorni Google non seguirà le raccomandazioni delle autorità riguardo l’attenzione alla riservatezza della popolazione, la Swiss Federal Data Protection and Information Commission agirà direttamente presso il tribunale amministrativo federale.
Nella situazione peggiore le autorità elvetiche potrebbero addirittura decidere di bloccare l’accesso a Google Street View da computer situati in Svizzera, rendendo di fatto inutilizzabile il servizio dalla nazione. Sebbene si tratti di una soluzione estrema, la Svizzera – tra i pochi paesi al mondo ad aver agito così – l’ha già stata adottata in passato per violazioni sulla legge delle case da gioco e della pedofilia.
Il responsabile della commissione elvetica Hanspeter Thür, il cosiddetto “Mister Dati”, accusa l’azienda di Mountain View di non avere rispettato quando stabilito dalla legge svizzera per la protezione della privacy, e di non aver tenuto conto delle successive raccomandazioni delle autorità.
La risposta di Google non si è fatta attendere. E non è stata certo una delle più concilianti. Attraverso il suo avvocato Peter Fleischer ha annunciato che non condivide le decisioni della Svizzera e che «difenderà strenuamente il suo prodotto in tribunale».
Red. Tec.
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