Segreto bancario, firmato l’accordo Svizzera – Usa
BERNA – E’ sempre più vicino il giorno in cui Svizzera e Stati Uniti metteranno nero su bianco la fine del segreto bancario come storicamente inteso. Che questo sia un bene o un male è una questione dibattuta da mesi in tutto il mondo, ma è comunque un dato di fatto.
Secondo un comunicato odierno di Berna, infatti, il Consiglio federale ha approvato la nuova convenzione di doppia imposizione (CDI) e autorizzato il Dipartimento federale delle finanze (DFF) e il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) a firmarla.
Dopo la firma, il DFF trasmetterà un messaggio al parlamento dal quale è attesa la ratifica finale. In tale occasione verrà sottoposta alle camere anche la questione del referendum facoltativo (la prima delle nuove convenzioni approvata, infatti, sarà con tutta probabilità sottoposta anche a decisione popolare).
L’accordo tra i due paesi era già stato raggiunto alcune settimane fa: subito prima della decisione di consegnare al fisco statunitense i nominativi di circa 5000 presunti evasori con conti Ubs in Svizzera. Dopo la firma del nuovo accordo, su specifica richiesta, gli istituti elvetici potranno trasmettere all’estero dati sui propri correntisti anche in caso di semplice sospetto d’evasione fiscale e non più per la sola frode.
Da oggi questa nuova politica con gli Usa è formalmente approvata da tutte le principali istituzioni elvetiche eccetto il parlamento.
Dal 13 marzo scorso, giorno in cui il governo elvetico ha deciso di cedere alle pressioni internazionali, la Svizzera ha già negoziato e redatto convenzioni che prevedono modifiche al segreto bancario con 14 stati. Quella con gli Usa, tuttavia, riveste una rilevanza particolare sia per l’entità dei commerci tra i due paesi, sia per le recenti difficoltà diplomatiche seguite al caso Ubs, sia per il valore simbolico che le due potenze finanziarie portano con sé.
Per la riveduta CDI con il Messico esiste già un autorizzazione del Consiglio federale, mentre quelle con Danimarca, Lussemburgo, Francia, Norvegia, Austria, Gran Bretagna e Finlandia sono già state firmate. Le rimanenti CDI sono attualmente al vaglio, ma si tratta di un’analisi sostanzialmente tecnica.
Secondo Berna, «per non figurare più sulla cosiddetta “lista grigia”» dell’Ocse, «devono essere firmate dodici Convenzioni». Una volta firmate, da un ministro o da un diplomatico degli Stati contraenti, la Convenzione viene pubblicata e il testo reso pubblico. I tempi tra le varie tappe tecniche sono di norma di poche settimane.
Certamente prima del 2010.
Red. Tec.
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