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Innovazione: Svizzera campione d’Europa
(aggiornamento in diretta – anteprima nazionale)
BERNA/BRUXELLES – Stando all’Unione Europea, il paese con maggior potenza in innovazione di tutto il continente è nuovamente la Svizzera. Le prestazioni elvetiche nel campo dell’innovazione riportano infatti una crescita superiore al 4%. L’indice che lo afferma è l’Innovation Union Scoreboard 2010, pubblicato oggi a Bruxelles.
L’innovation Scoreboar è attivo dal 2001 e, facendo riferimento a 25 indicatori, permette una valutazione comparativa delle prestazioni dei 27 Stati membri dell’UE e di alcuni altri paesi terzi, tra i quali la Svizzera. Oltre ai dati sulla competitività, lo IUS fornisce informazioni sul potenziale di crescita, di produttività a medio e lungo termine nei vari sistemi nazionali di innovazione.
Dai dati emerge la descrizione di un sistema svizzero equilibrato e capace di affermarsi rispetto alla concorrenza mondiale. È invece ancora preoccupante la situazione italiana, lontana dai paesi del gruppo di testa, formato da: Danimarca, Germania, Finlandia, Svezia e Regno Unito.
Il tasso di crescita europea si attesta tra il 2 e il 3%. Vista la forbice cronologica abbastanza ampia sulla quale si basano i dati pubblicati, non è ancora chiara l’eventuale incidenza della crisi economica sulle stime.
Un settore nel quale la Svizzera risulta particolarmente solida è quello della registrazione di nuovi brevetti, marchi e design: che testimoniano, pur con qualche critica dai fautori del “codice aperto”, una forte creatività nazionale. Un altro punto di forza è il numero di impiegati in attività ad alto contenuto di sapere, così come la notevole esportazione di prodotti di alta tecnologia e la percentuale di piccole e medie imprese (PMI) che hanno lanciato prodotti e procedimenti innovativi.
Non ottimali, invece, i segnali per quanto concerne la collaborazione in ricerca e sviluppo tra imprese e istituti di ricerca, con un indice leggermente sotto la media.
Pur segnalando qualche punto da migliorare, i dati del rapporto europeo mostrano comunque un quadro prossimo all’eccellenza. Con un’economia agile e di successo nella concorrenza europea, con un grande potenziale di conoscenze fornito dalle scuole universitarie e di ricerca.
Luca Spinelli
(dati: Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia)
Banda larga e monopolio: a rischio l’intera Svizzera
GINEVRA – Dopo l’apertura delle inchieste nel nord est e nella svizzera occidentale delle quali ci siamo occupati nei giorni scorsi, la banda larga è ormai ufficialmente sotto i riflettori praticamente su tutto il territorio svizzero.
Il rischio è che si generino posizioni di monopolio che blocchino il mercato e violino le leggi sui cartelli (antitrust). Stando a un comunicato ufficiale, anche a Ginevra la Commissione per la concorrenza (COMCO) ha deciso di aprire una inchiesta preliminare sulla costruzione della rete in fibra ottica. Negli ultimi mesi, inoltre, sono stati «numerose» le denunce di verifica trasmesse alle autorità riguardo gli accordi che Swisscom sta prendendo con imprese cittadine di fornitura d’elettricità in tutta la nazione.
Stando al comunicato ufficiale odierno, per alcune clausole del contratto di cooperazione tra i Services industriels de Genève e Swisscom, «la segreteria della Commissione della concorrenza apre un’inchiesta preliminare perché esiste il rischio che […] possano condurre ad una riduzione della concorrenza».
Con l’iniziale progetto di costruire una rete in fibra ottica multipla in Ginevra, le due aziende sembravano voler porre le basi per una leale concorrenza, e permettere ad ogni partner di controllare almeno una fibra ottica. Secondo una prima valutazione della commissione, però, alcune clausole potrebbero «ridurre o addirittura sopprimere la concorrenza», tutto ciò, naturalmente, «a scapito dei consumatori».
Secondo le norme in vigore, qualora si sospetti l’inizio di un monopolio o di un cartello, le imprese possono rivolgersi alle autorità della concorrenza.
All’atto del ricevimento delle denunce, le autorità iniziano una verifica senza però intralciare in alcun modo le operazioni commerciali. Solo quando e se giungono ad un concreto sospetto che vi possano essere rischi per la concorrenza, aprono una procedura d’inchiesta. Questo è l’ennesimo caso.
Red. Int.
(fonte Admin)
Banda larga in Svizzera, monopolio in arrivo?
BERNA – La commissione sulla concorrenza ha deciso che “esaminerà in modo approfondito” la prevista creazione della nuova società per la gestione della banda larga nella Svizzera occidentale (canton Friburgo).
La società, comandata da Swisscom e Groupe E, ha l’obiettivo di realizzazione e gestire una rete in fibra ottica nel territorio. Secondo la COMCO, «esistono indizi che questo porterebbe a creare o a rafforzare una posizione dominante», un monopolio, insomma.
In tutta la Svizzera si stanno attualmente sostituendo le vecchie linee con la tecnologia basata sulla fibra ottica. Con la creazione di una nuova rete che copra l’intero territorio del Canton Friburgo si creerebbe quindi un monopolio, con una sola impresa in grado offrire un servizio sempre più richiesto.
La COMCO, quindi, valuterà lo scenario ed esaminerà dunque le possibili conseguenze sui mercati della telecomunicazione ed eventuali stop.
Red. Tec.
Su Facebook spionaggio militare e furto di dati
BERNA – Stando alle istituzioni elvetiche, nel primo semestre del 2010 è avvenuto un significativo aumento a livello mondiale dei casi di spionaggio e di furto di dati informatici.
Attacchi mirati. Nel rapporto semestrale pubblicato oggi, la Centrale d’annunco e analisi per la sicurezza dell’informazione (MELANI), si lascia andare ad affermazioni preoccupanti: «grandi imprese del settore ICT quali Google e Adobe sono state bersaglio di mirate aggressioni informatiche, indizi lasciano presupporre che in questi casi venga impiegata un’infrastruttura comune, […] è molto probabile che dietro a questi attacchi si nasconda la stessa mano». Un dettagliato rapporto ne spiega le ragioni.
Per la Centrale, dietro l’acquisizione non autorizzata di dati «si celano ragioni puramente finanziarie o interessi criminali ma anche lo spionaggio di Stato», qualcosa che il comunicato non esita a definire «una minaccia soprattutto per imprese e servizi pubblici».
L’ignoranza. È da chiarire, però, che pressocché la totalità dei cosiddetti attacchi informatici che giungono a buon fine, riescono a causa della scarsa competenza dei gestori web – ivi compresi quelli aziendali o governativi – o alla poca attenzione degli utenti.
Una anche approssimativa cultura della sicurezza informatica, così come un approccio meno ingenuo o frettoloso alle tecnologie da parte degli utenti, stroncherebbe sul nascere un enorme numero di violazioni.
Facebook. A tal proposito, MELANI cita i frequenti casi di spionaggio militare che passano senza alcuna forzatura attraverso Facebook: ignari militari in missione pubblicano informazioni riservate su posizioni, postazioni, e così via, spesso nemmeno premurandosi di impostare le minime contromisure per la tutela della privacy che lo stesso sito mette a disposizione. Trasmettendo dati riservatissimi che, nella migliore delle ipotesi, ovvero quando non finiscono nelle mani di malintenzionati, diventano di proprietà di una azienda privata: Facebook.
Ma sul celebre social network sono anche tantissimi altri i dati riservati messi a disposizione, da dati industriali, economici, fino a quelli sui propri rapporti personali. Dati che, come detto, quando non carpiti da soggetti non indicati, finiscono comunque lecitamente nella mani della società statunitense e delle proprie fumose politiche di gestione.
Le contromisure. Oltre ad una personale cultura della sicurezza, la migliore via per evitare rischi, per contrastare il fenomeno in aumento di furto di dati via internet e via email, dal 2010 se c’è il sospetto che un indirizzo internet elvetico (.ch) sia utilizzato per appropriarsi di dati privati o per diffondere software dannosi, può e deve essere bloccato.
Dal 15 giugno 2010, infatti, la Centrale MELANI è autorizzata dall’Ufficio federale sulle comunicazioni a richiedere il blocco presso il registro dei domini (SWITCH).
Stando ai dati giugno/agosto 2010, delle 237 000 pagine web svizzere esaminate 145 erano “infette”.
Luca Spinelli
Fonte: OSIC e LaNotizia
Svizzera, stop al passaporto biometrico?
BERNA – Il referendum che approvava l’introduzione del passaporto biometrico in Svizzera è stato troppo risicato, per questa ragione il Consiglio Nazionale elvetico pensa che si debbano modificare le modalità di diffusione e di registrazione dei dati.
Secondo un’iniziativa approvata a netta maggioranza, infatti, la registrazione centralizzata dei dati – fotografie, impronte digitali, ecc. – non solo non dovrebbe essere obbligatoria, ma se ne dovrebbe anche valutare attentamente la totale eliminazione. L’iniziativa permetterebbe anche in futuro di rilasciare documenti tradizionali senza microcircuito. Il nuovo passaporto biometrico dovrebbe essere introdotto a partire da marzo 2010.
E’ proprio la registrazione centralizzata ad aver preoccupato maggiormente la popolazione nelle settimane scorse. Così, dopo le polemiche dei cittadini e degli esperti, anche la politica giunge alla necessità di una rivalutazione.
L’ingresso nel trattato di Schengen, infatti, obbliga i vari paesi membri all’utilizzo del passaporto biometrico, ma non stabilisce in alcun modo la necessità di sviluppare un archivio centralizzato contenente i dati sensibili di tutta la popolazione.
La camera nella propria iniziativa ha ricordato la consultazione referendaria e la diffidenza presente in ampie cerchie della popolazione.
L’approvazione del passaporto biometrico del maggio scorso è stata una delle consultazioni referenarie più combattute della storia elvetica, con uno scarto tra i favorevoli e i contrari di meno di mezzo punto percentuale: non molto distante dall’errore statistico prevedibile in questi casi. Dopo lo scrutinio dei voti, molte iniziative avevano inoltre richiesto il riconteggio delle schede o una nuova tornata di votazioni.
Il dossier passa ora alla Camera alta. La commissione competente aveva già manifestato contrarietà ad una modifica della legge. Se la camera dei cantoni dovesse accogliere le raccomandazioni della commissione, il dossier della Camera bassa verrebbe cassato e la legge sul passaporto biometrico entrerebbe quindi in vigore senza alterazioni.
Per ulteriori informazioni è disponibile su LaNotizia.ch l’approfondimento “Come? Quando? Quanto? Perchè?” e il dossier generale.
Red. Int.