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Segreto bancario, colloqui con USA ed Europa per deciderne la fine

BRUXELLES/BERNA – L’accordo fra Svizzera e Unione europea del 2004 sulla frode fiscale deve essere rinegoziato. Questa l’opinione del commissario UE alla fiscalità Lázló Kovács, che nei prossimi mesi intende chiedere un mandato in questo senso al Consiglio dei ministri europei. L’annuncio di Kovács va a scontrarsi frontalmente con la strategia del Consiglio federale in materia di allentamento del segreto bancario, e giunge proprio nel giorno in cui a Berna sono state avviate le discussioni con gli Usa per siglare il nuovo accordo di doppia imposizione.

Secondo Kovács è molto meglio puntare a un solo trattato fra Berna eBruxelles, piuttosto che a 27 accordi bilaterali con ciascuno degli stati membri. L’orientamento di Bruxelles si scontra però con la strategia scelta dal Consiglio federale: in un’intervista pubblicata domenica dal “SonntagsZeitung” il ministro Micheline Calmy-Rey ha affermato che la Svizzera non ha «nessuna ragione» per rinegoziare l’accordo in questione. «Il Consiglio federale ha deciso di applicare le nuove regole in materia di assistenza amministrativa nel quadro di accordi di doppia imposizione negoziati di volta in volta con ognuno dei paesi partner», ha spiegato Calmy-Rey, aggiungendo di dubitare che la Commissione europea possa riuscire a convincere tutti i 27 stati membri in una decisione comune (le decisioni in ambito fiscale devono essere prese all’unanimità).

Interpellato al riguardo, Kovács non ha voluto rispondere direttamente alle parole di Calmy-Rey. Ha però assicurato che non intende fare la guerra alla Svizzera: l’obiettivo è l’applicazione a livello internazionale dei principi della trasparenza e del buon governo in materia fiscale.

Intanto oggi a Berna le delegazioni di Svizzera e Stati Uniti hanno avviato i negoziati sulla revisione dell’accordo di doppia imposizione fra i due paesi. Al centro delle discussioni vi sono le condizioni necessarie per concedere l’assistenza amministrativa in materia di lotta all’evasione. Di regola oggi alle autorità tributarie estere vengono fornite informazioni solo in caso di frode fiscale (falsificazione deliberata di documenti per non pagare le imposte), non invece se si è di fronte all’evasione semplice (errore o “dimenticanza” nel pagare le imposte): un distinguo radicato nella prassi elvetica, ma scarsamente compreso all’estero e che la Confederazione rischia di dover abbandonare sotto la pressione internazionale.

Quattordici stati hanno nel frattempo fatto saper di voler trattare nuovi accordi di doppia imposizione. L’accordo con gli Usa non è il primo avviato – i negoziati sono già partiti con Giappone e Polonia – ma è di importanza essenziale, tenendo conto del peso economico di Washington e della sua importanza politica, anche in relazione al difficile caso UBS. Le discussioni potrebbero proseguire per tutta la settimana.

Red. Int.
(fonte ats)

La Svizzera rafforza il suo peso internazionale

BERNA – Giornata di fervore nelle istituzioni svizzere. Dopo le forti polemiche dei giorni scorsi sul segreto bancario e l’inserimento della confederazione nella “lista grigia” dei paradisi fiscali, si cerca in ogni modo di riallacciare e riappacificare i rapporti internazionali. Specie in tema finanziario ed economico.

La prima notizia è l’annuncio odierno dell’ottenimento di un nuovo seggio in seno al Financial Stability Forum (FSF), organizzazione internazionale impegnata a favore del rafforzamento della stabilità finanziaria e per la trasparenza e l’onestà del settore finanziario. I cui membri sono periodicamente sottoposti a verifica.

Come annunciato all’ultimo G20 di Londra lo scorso 2 aprile, il Financial Stability Forum (FSF) riceverà un grosso stanziamento economico per contrastare la crisi, accoglierà nuovi membri, e cambierà il nome in Financial Stability Board (FSB). La Svizzera è rappresentata oggi da Jean-Pierre Roth, presidente della Direzione generale della Banca nazionale: il nuovo seggio sarà occupato da Peter Siegenthaler, direttore dell’Amministrazione federale delle finanze (AFF).

Il 13 marzo scorso, intanto, la Svizzera aveva annunciato anche la fine del segreto bancario come storicamente conosciuto, accettando lo scambio di informazioni sui propri clienti bancari con stati esteri, purché vi sia il fondato sospetto di condotta illecita. Nei giorni successivi a tale dichiarazione, non sono mancate richieste provenienti da tutto il mondo per stabilire formalmente i nuovi accordi bilaterali.

La ministra degli esteri Calmy-Rey il 28 aprile prossimo inizierà perciò i primi colloqui bilaterali. Il primo incontro per stabilire i nuovi accordi di cooperazione sarà con gli Stati Uniti, particolarmente coinvolti a causa del recente scandalo UBS che vede coinvolti molti clienti statunitensi.

Nella sua odierna seduta speciale, inoltre, il Consiglio federale ha anche deciso di accordare al Fondo monetario internazionale (FMI) una linea di credito temporanea. La Svizzera parteciperà all’aumento del capitale per il FMI con 10 miliardi di dollari americani, concessi dalla Banca nazionale svizzera e garantiti dalla Confederazione. Come previsto, la decisione sarà sottoposta all’approvazione del parlamento.

Con questa partecipazione la Svizzera fornisce un importante contributo al rafforzamento del sistema finanziario internazionale.

Red. Int. / Red. Est.

Segreto bancario, è pace tra Germania e Svizzera

BERLINO – Voltare pagina. Questo l’impegno assunto oggi a Berlino dal ministro degli esteri tedesco Steinmeier e svizzera Calmy-Rey. Poca concretezza ma molta diplomazia. Dopo le fortissime tensioni dei giorni scorsi, che avevano portato le istituzioni svizzere a parlare di esclation di razzismo contro i tedeschi, alla vigilia del vertice del G20 di domani i due paesi annunciano di voler consolidare gli stretti rapporti bilaterali.

Steinmeier ha dichiarato che la decisione della Svizzera di allinearsi agli standard dell’OCSE in merito alla cooperazione fiscale è “un importante segnale politico”, ma adesso è necessario passare velocemente dalle parole ai fatti. Dal canto suo, la Calmy-Rey ha ricordato la serietà della confederazione e la celerità nell’applicare ciò che dichiara, “siamo un paese cooperativo e in quanto tale non meritiamo di finire su nessuna lista nera”, ha puntualizzato.

Al contrario di Francia e Italia, nelle ultime settimane la Germania si era finora mostrata poco cooperativa con la Svizzera e aveva chiesto ulteriori concessioni. A incrinare le relazioni tra i due paesi in particolare le dichiarazioni del ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrück, che ha criticato a più riprese e duramente il sistema fiscale elvetico. Svizzera e Germania sono partner “e tra partner ci si tratta con rispetto”, ha precisato oggi la Calmy-Rey, in riferimento alle parole di Steinbrück.

Il 13 marzo scorzo il Consiglio federale aveva annunciato l’adeguamento della Svizzera agli standard internazionali, per non finire su una lista nera dei paradisi fiscali. In particolare sopprimendo la distinzione tra evasione e frode fiscale per i cittadini stranieri. Ciò rende ora necessaria la rinegoziazione di oltre 70 accordi bilaterali, a cominciare da quelli con Stati Uniti e Giappone che ne hanno fatto richiesta. Anche l’accordo tra Berna e Berlino dovrà essere modificato “al più presto”, ha detto Steinmeier. La Germania non ha tuttavia ancora inoltrato la propria richiesta, ha precisato la Calmy-Rey.

Domani, al vertice del G20, si incontreranno a Londra i capi di Stato e di governo dei principali paesi del mondo, a cui la Svizzera non è stata invitata. Obiettivo dell’incontro: trovare rimedio alla crisi economica e promuovere una riforma del sistema finanziario. In agenda anche il tema dei paradisi fiscali.

Intanto, alla vigilia del G20, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha domandato al premier britannico Gordon Brown di mantenere “un atteggiamento molto rigido sui paradisi fiscali”.

Il segretario generale dell’OCSE Angel Gurria ha dal canto suo dichiarato al quotidiano economico tedesco Handelsblatt che auspica “una lotta determinata contro i paradisi fiscali” e che le dichiarazioni di cooperazione di paesi come la Svizzera “non devono essere prese per oro colato”.

Red. Int.

Allarme xenofobia in Svizzera

BERNA – Allarme xenofobia in Svizzera? Almeno così temono le istituzioni, stando al comunicato reso pubblico oggi dalla CFR (commissione federale per il razzismo) in cui si parla di esclation e si invita la popolazione a normalizzare i rapporti con la Germania dopo le tensioni degli ultimi giorni.

A metà marzo, il ministro degli esteri tedesco Peer Steinbrück aveva paragonato le relazioni tra la Confederazione e l’Unione europea a quelle tra gli «indiani» e la «cavalleria», esprimendo anche feroci dubbi sulle reali intenzioni elvetiche di allinearsi con gli standard internazionali sulla cooperazione in materia fiscale. Secondo Steinbrück, sarebbe bastato far credere alla Svizzera d’essere su una fantomatica “lista nera” dei paradisi fiscali, per farla spaventare e correre ai ripari.

Le dure prese di posizione del governo tedesco, e il reiterarsi delle affermazioni, avrebbe causato in questi giorni una recrudescenza nei rapporti tra le popolazioni. «Nell’attuale situazione di crisi – precisano le istituzioni elvetiche – i conflitti per la difesa degli interessi si inaspriscono e il tedesco è spesso percepito come un concorrente indesiderato.» «Questa situazione si ripercuote negativamente anche nella vita quotidiana (sul posto di lavoro, nel luogo di domicilio, davanti alla cassa nei negozi, sui mezzi di trasporto pubblici, nei ristoranti)», «ferendo le persone» e «incrinando la convivenza pacifica».

In sostanza, «la CFR constata con preoccupazione un astio crescente nelle relazioni tra Germania e Svizzera.»

La stessa carta stampata avrebbe fatto da «cassa di risonanza per la diffusione senza alcun ritegno di stereotipi negativi sull'”odioso tedesco”», pubblicando «titoli quali “Arrivano i tedeschi” o “Quanti tedeschi può sopportare la Svizzera?”. Le istituzioni temono perciò la nascita di una nuova «questione tedesca», precisando che «alla luce dell’escalation degli ultimi giorni occorre ribadire che i tedeschi delle attuali generazioni hanno il diritto a non essere associati con il nazismo.»

La dura presa di posizione delle istituzioni elvetiche, secondo le quali è a rischio «la convivenza pacifica», si allinea in modo preoccupante con quanto espresso a fine febbraio dall’autorevole bollettino economico LEAP, ripreso dal quotidiano francese Le Monde (traduzione).

Secondo gli studiosi francesi, tra i pochi analisti in grado di prevedere la crisi mondiale già alcuni anni fa, le crescenti tensioni internazionali potrebbero essere il concreto prodromo di una guerra civile europea, esattamente come avvenuto storicamente a seguito di ogni precedente crisi economica.

Intanto, il prossimo primo d’aprile è prevsito un vertice a Berlino tra la ministra degli esteri elvetica Calmy-Rey e le istituzioni tedesche per discutere della cooperazione e delle tensioni in corso.

Red. Int.

Segreto bancario: Svizzera a colloquio con Usa, Europa e Asia

BERNA – Negli ultimi giorni per la ministra degli esteri Micheline Calmy-Ray è un susseguirsi di incontri e di telefonate istituzionali. La decisione annunciata della Svizzera di allentare il segreto bancario, infatti, ha suscitato l’interesse di molti paesi e, visto il timore della svizzera di finire nella “lsita nera” dei paradisi fiscali, viene ribadita con forza in ogni occasione. Sarà necessario rivedere più di settanta trattati internazionali.

Il 18 febbraio Calmy-Ray ha fatto tappa a Parigi, dove il suo omologo Bernard Kouchner ha accolto positivamente la decisione del Consiglio federale, definendolo «un passo nella giusta direzione». I rapporti tra i due paesi erano diventati più tesi dopo le dichiarazioni del presidente Sarkozy che auspicava maggiore durezza nei rapporti internazionali con la confederazione.

Dopo la Francia, lunedì Calmy-Rey ha incontrato a Roma il ministro degli esteri italiano Franco Frattini con cui si sono riconfermati i rapporti «eccellenti» e sottolineata la «priorità» commerciale tra le due piazze.

Martedì è stata la volta di una visita nel canton Ticino, effettuata per discutere le novità internazionali ma anche comprendere le ragioni del forte “no” ticinese all’entrata della Svizzera in Schengen espresso qualche settimana fa. La coesione nazionale, specie coi cantoni di frontiera, è infatti di fondamentale importanza in un momento di tensione nelle relazioni estere.

Dopo la tappa ticinese, la responsabile degli esteri ha annunciato di aver avviato colloqui anche con Cina, Russia, Spagna, Turchia e Brasile. Al centro dei contatti con i ministri Yang Jiechi (Cina), Sergey Lavrov (Russia), Miguel Angel Moratinos (Spagna), Ali Babacan (Turchia) e Celso Amorim (Brasile) in particolare l’allineamento con gli standard internazionali dell’Ocse in merito alla cooperazione fiscale, secondo i quali è da sopprimere la distinzione tra evasione e frode. Nei giorni scorsi anche gli USA e il Giappone tramite il presidente del consiglio elvetico Merz si erano dichiarati interessati ad un colloquio urgente.

Pur se notevolmente ridimensionati dalla decisione svizzera di allentare il segerto bancario, intanto, restano i timori di inserimento nella “lista nera” dei paradisi fiscali in occasione del G20 del prossimo 2 aprile a Londra, a cui la Svizzera non è stata invitata.

L’offensiva diplomatica, quindi, dopo Parigi e Roma continuerà il primo aprile a Berlino. L’incontro col ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier servirà anche a normalizzare le relazioni bilaterali divenute molto tese nelle ultime settimane dopo alcune dichiarazioni del ministro delle finanze tedesco Steinbrück che aveva definito gli svizzeri “indiani in fuga dalla cavalleria”.

In merito alla sostanziale abolizione del segreto bancario, in questi giorni buona parte dei commentatori svizzeri e internazionali parlano della decisione come di una “scelta obbligatoria”, pur criticando duramente le modalità di gestione della vicenda da parte del governo: accusato di aver agito con troppa lentezza perdendo ogni possibilità di contrattazione.

Red. Int.