Crisi? La Svizzera può insegnare a tutta Europa

BRUXELLES – Quello elvetico è uno dei pochissimi mercati occidentali ad aver resistito bene alla crisi internazionale e a poter guardare al futuro con ottimismo. Questo, nonostante la bufera sul segreto bancario e le critiche internazionali piovute sulla nazione durante tutto il 2008. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’OCSE.

Secondo l’Europa, i tempestivi interventi delle autorità per salvare la banca UBS hanno scongiurato un aggravarsi della crisi, gestita grazie alle misure di contenimento e ripresa. Per queste ragioni sono state riviste verso l’alto le previsioni per i prossimi due anni: nel 2010 l’economia elvetica dovrebbe crescere dell’1%, mentre nel 2011 del 2%.

Secondo gli esperti Ocse, è necessario ora consolidare i risultati ottenuti e agevolare ulteriormente la ripresa economica del paese.

Per fare ciò, la Svizzera dovrà innanzitutto riformare la propria economia e le sue regole, oggi ancora troppo legate al sistema in auge prima della crisi e in parte causa di essa. Dovrà inoltre revocare gradualmente le misure attuate per stabilizzare i mercati e l’occupazione, e infine migliorare il potenziale di crescita a lungo termine dell’economia nazionale.

In un quadro di generale ottimismo, resta come in tutta Europa una preoccupante incognita: il terzo stadio della crisi dopo quella finanziaria e quella economica, la disoccupazione. Per l’Ocse le conseguenze della crisi avranno effetti a lungo termine, almeno fino a tutto il 2011, anno in cui si toccherà la percentuale record per la disoccupazione: il 5%.

Tale cifra, ancorché preoccupante, resta sempre ben al di sotto a quella subita da tutti i paesi confinanti (Italia, Francia e Germania, in testa), nei quali anche il sistema di wellfare garantisce la stessa copertura sociale.

Red. Int.

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