Crisi Libia-Svizzera: la Svizzera chiede scusa e torna il sereno
BERNA – Il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz ha incontrato oggi a Tripoli il primo ministro Al Baghdadi A. El-Mahmudi, con cui ha deciso formalmente di ripristinare le relazioni bilaterali tra la Svizzera e la Libia. Lo annuncia in una nota odierna il dicastero elvetico delle finanze.
Le relazioni tra i due paesi sono tesissime ormai da mesi: da quando uno dei figli del colonnello Gheddafi è stato arrestato in Svizzera con l’accusa di maltrattamenti. Il governo libico reagì all’epoca con ritorsioni, rottura dei rapporti diplomatici, sottrazione di fondi dai conti elvetici, e con l’arresto di due cittadini svizzeri in Libia.
Grazie all’odierno accordo sottoscritto tra il presidente della confederazione e il primo ministro libico, «sono state ripristinate le relazioni bilaterali tra Svizzera e Libia». Perciò «tutte le attività consolari nonché le relazioni commerciali ed economiche di entrambi gli Stati, compresi i diritti di volo, vengono nuovamente ristabilite».
I due cittadini svizzeri attualmente trattenuti in Libia, dovrebbero quindi lasciare finalmente il Paese «nei prossimi giorni». Entrambe le parti hanno inoltre convenuto di nominare un rappresentante del Ministero degli affari esteri con il mandato di attuare il ripristino delle relazioni bilaterali.
Secondo la nota di Berna, per ottenere la liberazione dei due cittadini svizzeri e normlizzare nuovamente le relazioni con la Libia, entrambi gli Stati si sono trovati concordi, testualmente, coi seguenti punti:
- entrambi gli Stati designano congiuntamente un Tribunale arbitrale indipendente per esaminare le circostanze che hanno portato all’arresto di Hannibal Muammar Gaddafi e di sua moglie;
- la Svizzera è disposta a scusarsi per l’arresto sproporzionato e inutile di Hannibal Muammar Gaddafi e della sua famiglia da parte della Polizia ginevrina e per altre autorità svizzere.
Si tratta, specie per il secondo punto, di una brutta battuta d’arresto per l’autorità elvetica all’estero. Tuttavia, se si valuta il quadro considerando l’irrazionalità feudale e il folle lunatismo del regime libico, qualsiasi diplomazia matura potrà valutare la decisione di portare le proprie scuse come un semplice gesto di buon senso, più che un gesto di debolezza.
Come fa l’adulto nei confronti del bambino capriccioso che singhiozza, punta i piedi, e tira calci. «Va bene, dai: hai ragione. Ti chiedo scusa. Ora smettila di piangere».
Luca Spinelli
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