Pedopornografia online? “Colpa del web 2.0”
BERNA – Nel 2010 il Servizio di coordinazione per la lotta contro la criminalità su Internet (SCOCI) dell’Ufficio federale di polizia svizzero ha ricevuto molte più segnalazioni riguardo la cosiddetta “pornografia dura” (ovvero ciò che comprende: pedopornografia, pornografia con escrementi, con animali e con atti violenti; come previsto dall’art. 197 del Codice penale elvetico).
SCOCI ha ricevuto in totale 6200 segnalazioni dai cittadini, circa il 96% di esse ha riguardato siti di carattere pedopornografico. Per la prima volta dall’istituzione di SCOCI nel 2003, le segnalazioni inerenti la pornografia dura hanno superato quelle riguardanti il semplice spam.
Sebbene la ragione di questo aumento sia probabilmente da imputare ad un maggiore uso generale di Internet e a una maggiore consapevolezza da parte di chi segnala, secondo le istituzioni elvetiche «l’aumento delle comunicazioni concernenti la pedopornografia è in parte direttamente legato al numero crescente di applicazioni del Web 2.0, che sono sempre più utilizzate per scambiare in modo rapido e anonimo materiale pedopornografico» (con web 2.0 si intendono, prevalentemente, le applicazioni peer to peer e i social network).
Nel 2010 SCOCI ha trasmesso alle autorità penali 299 dossier su casi sospetti, di cui 245 generati dalle ricerche eseguite direttamente dagli addetti interni. Stando al comunicato ufficiale, «i casi sospetti scaturiscono dal monitoraggio delle reti peer to peer, su cui gli utenti di Internet partecipano attivamente allo scambio di file con contenuti pedopornografici». Dalle segnalazioni di sospetto pervenute dai cittadini, sono invece scaturiti solo 54 dossier con potenziale rilievo penale, dimostrando che l’allarmismo solo raramente porta a risultati favorevoli.
In circa il 90% dei casi segnalati dallo SCOCI, le autorità cantonali di polizia hanno eseguito perquisizioni domiciliari, durante la maggior parte delle quali è stato sequestrato materiale probatorio.
Nel 2010 sono aumentate anche le segnalazioni di truffe, in costante crescita dal 2006. Secondo lo SCOCI, soprattutto i siti di piccoli annunci e aste online sono sempre più utilizzati per commettere truffe.
Nel 2010 SCOCI ha anche segnalato 231 siti Internet ai servizi di polizia esteri: si tratta nella quasi totalità di siti Internet con contenuti pedopornografici, segnalati a SCOCI tramite il modulo di comunicazione.
Red. Tec.
Fonte: admin.ch
Lascia un commento