Segreto bancario, accordo Svizzera – Qatar
BERNA – La Svizzera ha raggiunto oggi un accordo tecnico con il Qatar per l’ampliamento dell’assistenza amministrativa e fiscale, il primo accordo di questo genere con uno stato al di fuore dell’Ocse. Lo annuncia un comunicato di Berna, secondo cui le trattative tra i due paesi sono «concluse».
Si tratta della tredicesima Convenzione di doppia imposizione riveduta – tecnicamente “parafata” – anche se non ancora vincolante. La firma vincolante, di norma, avviene da tre a cinque mesi dopo la parafatura. Per uscire dalla “lista grigia” dei paradisi fiscali stilata a metà marzo dall’Ocse, il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz vuole giungere entro fine anno ad almeno 12 nuovi accordi controfirmati.
Tali convenzioni, secondo le autorità svizzere, «renderanno possibile lo scambio di informazioni in materia fiscale su singoli casi e a seguito di domanda concreta e motivata», ma in concreto tutto dipende dal testo specifico dei nuovi accordi, su cui ancora nulla si sa.
Per ora, i negoziatori elvetici hanno già siglato nuovi accordi con altri dodici stati – Danimarca, Norvegia, Lussemburgo, Francia, Messico, Stati Uniti, Giappone, Olanda, Polonia, Gran Bretagna, Austria e Finlandia – che prevedono un ampliamento dell’assistenza amministrativa, in deroga al segreto bancario, anche per la semplice evasione fiscale, e non soltanto per i reati di frode, come fino ad oggi.
La convenzione con il Qatar, così come le altre varie nuove convenzioni raggiunte non è ancora formalmente vincolante. Sarà prima presentata per parere ai Cantoni e alle associazioni di settore e, successivamente, sottoposta al Consiglio federale. La prima delle varie nuove Convenzioni di doppia imposizione approvata sarà con tutta probabilità sottoposta anche a referendum popolare.
Dalla nota del dipartimento delle finanze pubblicata in occasione del precedente accordo con la Gran Bretagna è trapelata per la prima volta un’informazione sui dettagli tecnici: «all’articolo sulla procedura amichevole la riveduta CDI contiene ora anche una clausola d’arbitrato». Secondo il dipartimento, «questa disposizione corrisponde al modello di Convenzione dell’OCSE». I nuovi accordi, perciò, prevederanno la possibilità di appellarsi a un arbitrato in caso di disputa sulla consegna dei dati dei correntisti in Svizzera.
Non sono comunque ancora chiari i dettagli tecnici né la profondità dell'”assistenza amministrativa” che i due paesi si assicureranno, il testo resta infatti «confidenziale». L’intenzione acclarata, comunque, è l’adeguamento agli standard Ocse in merito alla cooperazione fiscale internazionale, che prevede, in stretta sostanza, assistenza amministrativa e la fine del segreto bancario per come fino ad oggi applicato.
Dopo fortissime pressioni internazionali il 13 marzo 2009, infatti, il governo elvetico aveva ceduto annunciando di voler ridiscutere la collaborazione internazionale nelle questioni fiscali, riprendendo gli standard dell’Ocse in materia di assistenza amministrativa.
Entro il prossimo vertice del G20 previsto per settembre «la Svizzera non avrà ancora firmato accordi con dodici paesi per il sovraccarico, ma avremo elementi a sufficienza per assicurarci che rispetterà i suoi impegni», aveva precisato nelle settimane scorse il ministro per il bilancio francese Woerth.
Negli ultimissimi giorni, inoltre, il governo elvetico ha raggiunto un accordo extragiudiziale sulla consegna al fisco statunitense di circa diecimila nominativi di correntisti Usa presso l’istituto elvetico Ubs.
Red. Int.
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