Svizzera, tonfo del commercio estero
BERNA – Crisi. Crisi dei mercati. Crisi dell’occupazione. Crisi delle vendite. E anche crisi delle esportazioni. I dati sono dell’amministrazione federale elvetica. E sono di oggi. Lo scorso mese d’aprile il commercio estero svizzero è sprofondato in acque ancora più scure. Coinvolti anche settori storici per il mercato nazionale, come quello dell’orologeria, che si credeva fosse indenne.
Sulla caduta hanno influito anche i 2 giorni lavorativi in meno dovuti alle festività pasquali. Le esportazioni registrano un calo del 17,5%, attestandosi a 15,460 miliardi di franchi (-9,0% a parità di giorni lavorativi). Le importazioni crollano addirittura del 24,9%,, a 12,898 miliardi (-17,0% a parità di giorni lavorativi).
Nel frattempo anche i prezzi dei beni importati sono scesi nettamente, -6,7%. I prezzi all’esportazione hanno invece segnato un aumento dell’1,2%.
Tutti i settori economici sono coinvolti. L’industria metallurgica è la più colpita, con un crollo del 44,5%. Forte calo anche per il tessile (-32,0%), per il settore delle materie plastiche (-30,7%), per quello dell’elettronica (-28,5%), per quello della carta (-27,2%) e per quello dell’orologeria (-26,3%).
Nel settore nell’industria metallurgica, quello più colpito, le esportazioni specifiche di prodotti in ferro e acciaio sono calate addirittura del 70%, quelle di prodotti in alluminio del 50%. Una concausa di questo crollo anche la diminuzione dei prezzi verificatasi all’estero.
Meno coinvolti, ma non certo indenni, il settore dell’abbigliamento (-13,3%), quello della precisione (-10,8%), il chimico (-7,7%) e l’ alimentare e del tabacco (-5,8%). Il settore chimico ha limitato particolarmente i danni grazie all’aumento del comparto principi attivi (+33,7%) e dei medicinali (+1,6%).
Red. Int.
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