Zurigo, due iniziative contro il suicidio assistito
ZURIGO – Due iniziative popolari contrarie all’aiuto al suicidio promosse nel cantone di Zurigo hanno raccolto più di 17 000 fime. È quanto annunciato ieri dai rispettivi promotori, membri dell’Unione democratica federale (UDF), del Partito evangelico (PEV) e dei Democratici svizzeri.
La prima iniziativa, che punta a limitare il “turismo della morte” nel cantone di Zurigo, ha raccolto 8900 firme. Il testo chiede che soltanto le persone residenti a Zurigo da almeno un anno possano avere accesso all’aiuto al suicidio. Secondo i promotori dell’iniziativa, infatti, l’immagine del cantone risentirebbe del fatto che molti turisti giungano nel territorio cantonale per morire con l’aiuto dell’organizzazione Dignitas.
La seconda iniziativa, che ha ottenuto 8400 firme, chiede l’inoltro a Berna d’una iniziativa cantonale per vietare penalmente in tutto il territorio svizzero “qualsiasi genere di istigazione o assistenza al suicidio”. Attualmente solo la cosiddetta assistenza al suicidio per motivi “egoistici” è vietata dalla legge federale.
Il comitato d’iniziativa ritiene che occorra sostenere le persone disperate piuttosto che aiutarle a morire. I contrari ritengono che le persone disperate vadano sostenute ma vada dato loro anche il diritto di decidere in autonomia sulla propria vita e la propria morte.
Red. Int.
Quando parliamo di suicidi in genere non parliamo solo di casi simili a Welby o di accanimento terapeutico in genere e trovo agghiacciante la semplificazione e lo schematismo con cui vengono trattati certi temi.
Durante un raptus suicida, se pur meditato, si potrebbe voler tornare indietro, ma ciò è definitivo. Non vedo libertà in chi magari non riceve aiuto per uscire dalla propria condizione e si toglie la vita.
A volte tutto sembra finito invece possono esserci gioie inattese dietro l’angolo da farti lacrimare di felicità. Può essere così per ogni individui cosciente non sopraffatto dal doloro o dalla depressione.
Anche in casi gravi, addirittura difronte ad un vivere massificato e standardizzato, nel momento del dolore si ritrova senso ed affetto.
Mi sono fatto l’idea che c’è più vita nello stare al fianco del prossimo che in mille party o serate…
Sottrarsi alla vita quando diventa insopportabile è un diritto.
Quello che mi spaventa è la burocrazia, un fatto così intimo non può essere consumato
davanti a un funzionario.
E’ una tragedia e vorrei che avesse la sacralità della tragedia.
Ai tempi del caso Welby avevo conosciuto un giovane che, adducendo motivazioni religiose, si scagliava con odio contro la prospettiva del suicidio assistito. Un giorno questi apprese di un gravissimo incidente stradale occorso nelle vicinanze e si precipitó a guardare per poter godere, mi aveva spiegato con vergogna la madre, nell´assistere allo strazio. E sempre la mamma mi aveva detto che il figlio andava alle corse automobilistiche nella speranza di assistere ad incidenti gravi che, pure quando era alla guida della propria auto egli tentava di provocare. Deduco che coloro che sono contrari al suicidio assistito o all´eutanasia sono persone che per stare bene in salute hanno bisogno di nutrirsi delle disgrazie altrui o di provocarle.