I siti web istituzionali a confronto
BERNA – La cancelleria federale elvetica ha pubblicato a metà marzo il rapporto di gestione del portale istituzionale www.ch.ch. Nel 2008 il servizio online è stato potenziato e il numero dei visitatori è aumentato del 10%, con circa 1,8 milioni di pagine visitate; dati in linea con la diffusione informatica. Ma l’aspetto più interessante sono i costi di esercizio, che, inclusa la promozione, si attestano intorno al milione di franchi (650.000 euro), di cui metà investita dai cantoni (38000 franchi o 25000 euro ciascuno).
Bruscolini rispetto i 58 milioni di euro (quasi 90 milioni di franchi) che si volevano investire in Italia nel fallimentare portale istituzionale, mai nemmeno messo online in condizioni decenti e il cui cadavere ha attraversato il fiume di tre legislature. Si tratta, comunque, di una spesa considerevole, nonostante sia inferiore di 170 mila franchi rispetto ai dati dell’anno precedente.
Le possibili critiche sui costi, tuttavia, si scontrano coi pregi del progetto. Il portale è ben strutturato e navigabile, risolve gran parte dei quesiti che ci si può porre sul funzionamento della confederazione, collega i siti tematici di approfondimento, le legislazioni federali e quelle dei cantoni. Fa, in sostanza, ciò che un portale moderno dovrebbe fare: riunire in sé una serie di risorse esterne ed interne e renderle facili da raggiungere. Senza assumersi inutili obiettivi iperbolici ma svolgendo il proprio compito. E, cosa non trascurabile, facendolo in cinque diverse lingue: tedesco, francese, italiano, romancio, inglese (sebbene non tutte le aree siano disponibili in ciascuna lingua). Orari dei treni, offerte di lavoro, elenchi telefonici, informazioni sul traffico, sulle università, sull’impresa, sulla casa, sulla pensione, tutto in pochi click sfruttando l’organizzazione divisa in aree tematiche.
Come previsto dalla legge, il sito rispetta in modo soddisfacente le norme di accessibilità ed è piuttosto usabile, sebbene il codice non sia perfettamente validato.
All’indirizzo www.ch.ch/ebuku è disponibile anche un piccolo sistema di e-learning che guida nell’apprendimento dei principali aspetti del paese, con l’aiuto di un manualetto riassuntivo. Un’intera sezione è invece dedicata al pubblico impiego, con più di 8000 offerte di lavoro nell’amministrazione pubblica (www.ch.ch/publicjobs).
I difetti si esauriscono in pochi punti: la traduzione non universale dei contenuti (alcuni sono disponibili solo in tedesco), il costo non troppo contenuto del progetto (anche se concorrenziale rispetto quello di altri stati), l’accessibilità molto buona ma non perfetta delle pagine, la promozione del portale non ancora adeguata a livello internazionale (tramite il posizionamento nei motori di ricerca e i canali tradizionali). Si tratta, comunque, di difetti veniali, specie se paragonati a quelli dei portali web pubblici di altre nazioni, Italia in testa. Si conferma, quindi, quell’attitudine delle istituzioni svizzere verso l’innovazione di cui abbiamo già parlato qualche giorno addietro, e che costituisce una vera punta di diamante in mano alla confedereazione.
In sostanza, ch.ch è un buon progetto, al quale si può accedere anche senza conoscenze preliminari sul paese e da cui si può uscire facilmente con le informazioni che si stavano cercando. Ovvero: fa quello che deve fare e lo fa bene. A conti fatti un importante risultato in un epoca in cui le istituzioni europee – Francia e Italia in primis -, sembrano aver smarrito la strada del progresso.
Luca Spinelli
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